La crisi governativa

«Il Socialista», Perugia, a. II, n. 7, 9 giugno 1945, p. 1.

LA CRISI GOVERNATIVA

Le ultime notizie indicano una precisazione notevolissima nella crisi di governo aperta ormai ufficialmente dopo la lettera di Bonomi ai sei partiti, l’accordo del C.L.N. su di un programma di governo e le candidature socialista e democristiana. Ambedue i partiti che hanno posto la loro candidatura la mantengono vigorosamente e le discussioni in comune non sono ancora riuscite ad alcun risultato. Ed è secondo noi logico che sia cosí, data la distanza che separa le due tesi, le due mentalità. Per quanto i democristiani si affannino a qualificarsi come partito progressivo e innovatore, a mostrare le loro radici popolari e il loro schietto carattere democratico, non può sfuggire alla maggioranza del popolo, specie al Nord dove i partiti di sinistra hanno grande prevalenza, che una direzione democristiana sarebbe piú capace di inceppare che di accelerare quel processo di democratizzazione del paese (democratizzazione che vuol dire sempre maggiore presenza del popolo, delle classi lavoratrici alla responsabilità direttiva) che a parole tutti ritengono indispensabile, ma che nei fatti trova i suoi veri fautori in quei partiti che non hanno mai esitato nello scegliere quelle soluzioni che aprono al popolo la via della sua libera vita. E basti come esempio la questione della Costituente e della Repubblica in cui il P.S.I. è stato il primo a pronunciarsi in maniera inequivoca considerandola non come una questione di forma, ma di vita o di morte per il popolo italiano, mentre la Democrazia cristiana si è ben guardata dal prendere al centro un atteggiamento deciso, lasciando anzi circolare l’idea del referendum, sistema che anche la monarchia caldeggia ardentemente.

La direzione socialista inoltre (e non elenchiamo che alcuni casi) come garantirebbe la Costituente, assicurerebbe una effettiva pacificazione specie al nord dove un governo con a capo Nenni o altro socialista verrebbe a significare un’immediata cessazione di contrasti fra le forze popolari e l’autorità centrale, dato che (ed è una cosa che tutti sanno per esperienza) il malcontento che regna in tante parti d’Italia è proprio originato dall’impressione giustificata che mentre il popolo, le correnti di sinistra rappresentano la maggioranza, tutte le loro iniziative, tutte le loro aspirazioni trovano remore ed opposizioni in autorità quasi sempre di tendenza politica e sociale diversa, quasi sempre legate da vincoli ideologici e classisti con il ceto capitalistico e privilegiato. Comunque la crisi venga risolta, ci sembra che le osservazioni qui succintamente esposte mantengano la loro validità e che, proprio con una soluzione della crisi non di sinistra, potrebbero venire accentuate e aggravate.